Il ritratto pittorico psicologico
di Antonello da Messina
L’Annunciata
Un sottile alito di vento scompone le pagine del libro appoggiato sul leggio: è l’arrivo dell’arcangelo Gabriele
Siamo amanti dell’arte, oltre che artiste, e la Mostra di Antonello da Messina a Milano non potevamo certo perderla. Eseguendo ritratti pittorici su commissione, ogni occasione di vedere e ammirare i grandi ritrattisti è per noi un momento di vera grazia.
Antonello da Messina è considerato dagli studiosi il più grande ritrattista del Quattrocento. Nel ristretto numero di opere che fino a oggi sono state attribuite alla sua mano, si ammira la scuola veneta, l’espressività mediterranea e lo studio dell’arte fiamminga della pittura ad olio.
Ci siamo recate alla mostra di Palazzo Reale a Milano colme di aspettative, proprio perché sapevamo il valore dell’artista che avremmo ammirato. Dopo un caffè e una frolla al bar di Palazzo Reale, abbiamo cominciato la visita.
Veniamo subito colpite dalla bellezza di una tavola molto piccola, 46×36 cm., intitolata “San Girolamo nello Studio” che raffigura il santo e dove si vede una ordinata disposizione prospettica e una minuziosa attenzione ai dettagli, tipica dell’arte fiamminga. Come l’artista abbia potuto dipingere quei minutissimi dettagli è la domanda che circolava fra i visitatori: le piastrelle, le bifore gotiche, il leone in penombra, il gatto. Tutto nella composizione porta lo sguardo dello spettatore verso il santo.
Guardando da vicino i vari ritratti, ci colpiscono gli sguardi sempre intensi e coinvolgenti. Ecco l’occhio sinistro di Gesù bambino, con dei tocchi in punta di pennello a segnare l’iride, nel Polittico di San Gregorio a Messina.


Per quanto tutti i lavori esposti siano magnifici, due in particolare ci hanno fatto capire cosa sia la sindrome di Stendhal, che ti prende al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono compresse in spazi limitati come i Musei.
Stendhal scrive: «Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce , ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere”.
Il primo è il “l’Ecce Homo/Cristo della Colonna”, dipinto intorno al 1473, che rappresenta Gesù alla colonna della flagellazione. Le labbra esprimono dolore e delusione, le lacrime sono piccole e quasi asciutte, e gli occhi sbarrati, neri, non si distingue l’iride dalla pupilla ma mantengono inalterata l’espressività del volto: sembra non cercare più nessuno, invocando Dio.

Il secondo ritratto è l’”Annunciata”, cioè il ritratto di Maria quando arriva l’Angelo Annunciante. E lì avviene il miracolo della pittura di Antonello.L’Angelo non c’è, o meglio, non si vede ma ne avvertiamo la presenza, dal gesto della mano sospesa a mezz’aria e dal soffio di aria che solleva le pagine della Bibbia. L’altra mano chiude la mantella, che ha ancora la piega sul capo di quando era riposta nel baule.Non è una Madonna riccamente vestita, sembra più una giovane siciliana pudica e bellissima.

I ritratti di Antonello da Messina non sono solo tecnicamente meravigliosi, sia dal punto di vista della stesura delle velature che della somiglianza con ii soggetto ritratto: sono ritratti psicologici, intimi, che ci fanno capire come poteva essere la persona, anche quando non sappiamo nemmeno chi fosse.
Abbiamo ammirato la grazia delle Madonne, reali come madri che abbracciano il figlio per proteggerlo, mentre il Bambino infila la mano sotto la veste per cercare il seno materno.
Antonello da Messina é un pittore estremamente moderno e in lui abbiamo visto l’ispirazione creativa, quella grazia che alcuni ritengono divina che fa diventare un quadro un vero capolavoro dell’arte.

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